5.11.11

Michela Riba, venerdì 21 gennaio - 18,30 alla PGM

Una delle scene più famose della la storia del cinema è Veronica che sul treno guarda il mondo al contrario riflesso in una sfera di vetro (La doppia vita di Veronica, K. Kieslowski). Guardando i quadri di Michela Riba si ha la stessa sensazione di Veronica: un rovesciamento del punto di vista, uno specchio tecnicamente perfetto fino al limite fotografico nei volti, nella pelle, nei corpi, e un pugno “pop” nei vestiti, negli accessori, negli sfondi a tinte piene. Siamo davanti a delle gigantografie di donne senza emotività, eppure armoniose, immerse in un rigore assoluto.
L'assenza di emozione dei volti è l'assenza di profondità in tutto il resto del quadro: dietro lo sfondo è piatto, davanti i vestiti sono piatti... Esce solo il corpo, lì a metà, sospeso in una bugia infinita del tempo, volto che si fa maschera, che si svuota totalmente da qualsiasi sentimento. Il corpo è l'unica cosa degna di essere dipinta con una mano splendida, ma che non ha niente da emozionare, niente da far vedere al mondo se non se stesso, o meglio, la sua icona.
Questa doccia fredda è guardare il mondo al contrario, è trasferire su tela, come una sindone, il senso più profondo del nostro tempo.
Eppure le sue opere mettono allegria, e tanta anche.
È qui la vera grandezza artistica di Michela Riba: il paradosso del gioco della sfera di vetro, un gioco appunto, un semplice effetto ottico e di contrasto dato dalla sua indiscutibile perfezione tecnica nella pittura ad olio. Oppure un altro modo di vedere il mondo.
Sta a te che guardi decidere da che parte stare.

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